Comprendere gli altri

Comprendere gli altri

Riflettevo in questi giorni su una domanda che spesso emerge con le persone con le quali lavoro: comprendere gli altri e vedere il loro punto di vista corrisponde a perdere qualcosa di proprio?

Vi potrete chiedere: Perché dovrei assumere altre prospettive??? Significa che la mia lettura delle cose non va bene?

Se pensiamo che ci debba essere una prospettiva ed un modo di essere “giusto”, che si contrappone ad un altro “sbagliato”, allora siamo portati a credere che o è il nostro modo di vedere ad essere quello ottimale o è quello dell’altra persona, che riteniamo diversa da noi. La logica che sta alla base è quindi quella del “o io o l’altro” e ci sembrerà che alla fine debba esserci “qualcuno che vince” e “qualcuno che perde”.

State pensando a qualche esempio pratico? Immaginiamo un gruppo di compagni di classe, che chiameremo, con nomi di fantasia, Luca, Antonio, Gianfranco e Giulio. I quattro ragazzi ricevono dalla docente di scienze il compito di effettuare una ricerca su un pianeta.  Si incontrano una volta al di fuori della scuola e in quell’occasione riescono a trovare poche informazioni, Gianfranco allora si propone di cercare lui altro materiale, che trasmetterà ai compagni via e-mail dopo averlo già sistemato. Alla fine espongono il lavoro in classe: Luca e Antonio prendono la sufficienza, Gianfranco prende 7 e mezzo e Giulio 6 e mezzo.

Emerge un litigio molto acceso tra compagni. Luca rimarca ai compagni che si dovevano trovare più volte e che per quel motivo hanno preso solo la sufficienza. Antonio è molto soddisfatto del lavoro, ha preso la sufficienza e gli va bene così, accusa i compagni di non aver altro a cui pensare. Gianfranco pensa che i compagni non si siano impegnati abbastanza nello studiare il materiale da lui preparato e che la loro esposizione abbia influito sul loro voto, glielo dice apertamente. Giulio dice a Gianfranco che è tutta colpa sua perché ha organizzato male la ricerca e gli ha permesso di esporre solo una piccola parte della stessa, lui avrebbe meritato almeno un 7.

Possiamo ritenere che ci siano una lettura più valida di un’altra? Ognuno dei ragazzi potrebbe pensare di aver fatto del suo meglio e non comprendere le ragioni dei compagni.

Facciamo però un passo indietro..

Luca riteneva che il compito potesse diventare un’occasione per conoscere meglio i suoi compagni e sperava di potersi trovare più volte con loro al di fuori della scuola. Antonio considera che i lavori di gruppo siano una perdita di tempo perché  ci mette meno a farsi la ricerca da solo, cosa che gli permette di dedicarsi poi al suo vero interesse, il calcio. Gianfranco non voleva rovinarsi la media a causa di questo lavoro e quindi si immaginava di dover controllare anche il lavoro dei compagni, che a suo parere hanno poca voglia di fare. Giulio ci teneva a fare bella figura con i compagni e far vedere che lui si impegna e può essere bravo quanto Gianfranco, con il quale si sente in competizione.

I quattro compagni attribuivano significati diversi a questo compito e si aspettavano cose diverse.

Se ognuno di loro avesse provato a cambiare prospettiva avrebbe compreso il punto di vista degli altri. Gianfranco potrebbe capire che per Luca è importante trovarsi tutti assieme, Luca potrebbe considerare che Antonio preferisce impegnare i suoi pomeriggi giocando a calcio …

Non necessariamente comprendere significa condividere ed essere d’accordo, ma sapere che esistono altre possibili letture di come sono andate le cose, questo sì.

Ecco che allora si potrebbe adottare una logica che potremmo definire “e io e l’altro”, che prevede che vi possano essere diverse letture dello stesso fenomeno parimenti legittime. Sicuramente per ognuno la propria è quella migliore, ma pensare che è la migliore per sé, in quell’occasione e in quel momento è diverso dal ritenere che è l’unica e la preferibile in generale.

Considerare gli altri come persone impegnate a dare un senso a ciò che le circonda, così come lo siamo noi, ci consente di pensare che se si comportano in un certo modo avranno le loro ragioni. Non necessariamente queste loro ragioni dovranno diventare le nostre ma sicuramente conoscerle ci potrebbe aiutare a  comprendere il loro punto di vista, sentendo di non avere perso nulla ma solo acquisito l’idea che vi sono altre possibilità.